Ci hanno insegnato che la salute e l’assistenza medica sono diritti fondamentali universali: sarà davvero così anche in Svizzera? A giudicare da questo fatto, realmente (e tristemente) accaduto ad una malcapitata paziente della pediatria, decisamente no.
La sera di martedì 10 gennaio 2023, la piccola bambina di tre anni giocava allegramente con i fratellini quando si imbatteva in alcune monetine e, d’improvviso, le ingeriva. Da subito, la bimba accusava difficoltà respiratorie e la madre, prontamente, le provocava il rigetto quale espelleva due monetine, salvandole la vita. Tuttavia, i genitori preoccupati telefonavano subitaneamente al pronto soccorso, dove il centralinista suggeriva loro di recarsi al più presto presso il nosocomio per accertamenti, nonostante la bambina aveva ripreso a respirare. Così facendo, la famiglia giungeva all’accettazione ospedaliera indicata.
Da qui, prendeva avvio il vero calvario. Eh già, poiché ai due sventurati genitori non bastava avere una figlia alla quale non sapevano se poteva essere in pericolo di vita, ma tra loro e la salute della pargoletta, ci si mettevano burocrazia e ignoranza legislativa. Infatti, presentatisi i genitori innanzi all’infermiere di turno, il padre veniva sollecitato alla presentazione del documento attestante l’assicurazione sanitaria in corso di validità quale non trovava. Chiaramente, la sollecitudine di un simile in un momento drammatico aveva comportato l’irreperibilità momentanea della cassa malati da parte del preoccupatissimo padre, il quale, alla luce del trascorrere del tempo prezioso a salvaguardare la salute e la vita della figlia, chiedeva che quest’ultima venisse immediatamente visitata. La bambina, infatti, non respirava bene e tossiva continuamente, cosicché il personale ordinava ai genitori ad accompagnarla urgentemente al 14esimo piano, presso il pronto soccorso pediatrico.
Raggiunto il luogo indicato, le infermiere di reparto chiedevano lumi sull’accaduto, ma, incredibilmente, la loro unica preoccupazione era volta alla procedura burocratica e non medica da eseguirsi. Pertanto, a fronte di un padre straziato per avere tra le braccia una figlia a rischio soffocamento e di una madre disperata per le sorti della bimba, la burocrazia aveva la meglio. Così, la coppia si sentiva dire che “senza le etichette dell’accettazione, non è possibile aprire una posizione sanitaria per la piccola, poiché l’esibizione dell’assicurazione è obbligatoria e, senza di essa, nessun paziente può essere visitato o preso in carico”.
La vita di una bambina non vale che un pezzo di carta? In Svizzera il diritto alla salute non viene interpretato in questo modo ma universalmente riconosciuto.
A ulteriore conferma del vergognoso siparietto, poi, il prosieguo della vicenda. Infatti, la figura paterna, allibita e spaventata dalle circostanze inverosimili, chiedeva con fermezza e decisione che la figlia venisse visitata con estrema urgenza, presentando i suoi unici documenti personali in possesso e specificando qualificandosi come capitano del servizio sicurezza e scorta, presentando anche la moglie giornalista accreditata e regolarmente iscritta all’albo professionale, ordinando immediatamente pena denuncia, che venisse immediatamente visitata per escludere eventuali: superfluo sottolineare come un simile trattamento persecutorio, riservato nemmeno ai criminali, fosse completamente ridicolo per due onesti cittadini e genitori al servizio del pubblico, colpevoli solo di amare la propria figlia. Da qui subito la promessa di scendere nuovamente in auto, cercare i documenti sanitari e di recarsi in accettazione per completare l’iter procedurale richiesto.
Successivamente si avvicinava un dottore che ordinava, come da protocollo, che venisse all’istante effettuata una radiografia sull’infante per escludere la presenza di ulteriori corpi estranei. Così, una volta stampate le “preziosissime” etichette, il padre le consegnava ai dottori insistenti, i quali, non contenti del disagio già provocato, richiedevano l’intervento del servizio sicurezza, che da quel momento in poi, pedinava perennemente e immotivatamente con sguardo fisso gli “sciagurati” genitori soli nella sala del 14esimo piano.
La gestione della salute della piccola aveva dell’assurdo e la coppia non si capacitava di vivere una vicenda simile, sopratutto conoscendo come funziona alla perfezione il servizio sanitario Svizzero in ogni sua forma, l’unica nota positiva di questa terribile storia di inefficienza e incompetenza è che la bambina successivamente veniva dichiarata fuori pericolo.
Una simile vicenda, tuttavia, non meritava di passare in sordina. Eh no, perché, infatti, gli stessi medici intervenuti, una volta appreso di essere stato agito erroneamente su tutta la linea, si sono presto preoccupati di presentare le loro formali scuse ai genitori e di sottolineare come ulteriori risvolti e segnalazioni sarebbero stati del tutto superflui, quindi coprendo gli errori clamorosi della collega e non fornendo nessun dato identificativo, nemmeno del turno operatore.
Questo, tuttavia, lo lasciamo decidere a chi questa storia l’ha vissuta sulla propria pelle e subita ingiustamente.
Anche tu, lettore, a fronte di questa narrazione, non credi, forse, che l’articolo 12 della Costituzione Federale sia stato tradito? Infatti, la menzionata disciplina recita che in Svizzera, chiunque si trovi in una situazione di bisogno può ottenere aiuto, in particolare l’assistenza medica indispensabile per la sua sopravvivenza. Tanto che, trattandosi di un diritto inalienabile, indipendente dallo statuto giuridico, esso è garantito anche ai sanpapiers: “chi è nel bisogno e non è in grado di provvedere a se stesso ha diritto di essere aiutato e assistito e di ricevere i mezzi indispensabili per un’esistenza dignitosa”.
Pertanto, in Svizzera tutti gli istituti di cura e tutti i medici sono tenuti a prestare assistenza nelle situazioni d’urgenza. Gli ospedali pubblici di diversi cantoni hanno, inoltre, l’obbligo di fornire cure mediche su queste tematiche a chiunque ne faccia richiesta, che si tratti o meno di un’urgenza verificandone in primis il caso e scongiurando eventuali, quindi, a prescindere dall’esibizione contestuale di una regolare assicurazione sanitaria, ma nonostante tutto il caso si riferisce a persone locali con tanto di tessera malattia in corso di validità e tasse pagate.
Chi non conosce la legge e non la rispetta, magari nascondendosi dietro a qualche scusa burocratica, non merita di svolgere un servizio di simile vitale importanza. Con questo articolo non si vuole mettere in difetto l’ospedale Civico che gode di ottima reputazione, ma solo voler far comprendere cosa può comportare un errore del personale in casi di emergenza.